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mercoledì 21 maggio 2008

MILENA (di Giuseppe Gatto)


“Non c’èee nieeen-teee, che siaaaa per seeem-preeee, è troooppo ormai che staiii cosi male, il tuo diploma è un fallimento è una laurea per reagiiireeee”.
La voce roca e sensuale di Manuel Agnelli si diffonde dallo stereo con il volume a palla. Sono le tre di notte. I vicini non dicono nulla. Forse si sono rassegnati. Oppure la casa è insonorizzata davvero bene.
Fuori piove. Sono seduto in poltrona, in mutande e maglietta, con lo sguardo concentratissimo sul nulla. Il Jack Daniels è finito da un pezzo ma stringo ancora la bottiglia nella mano destra.
Quasi fosse la boa che mi tiene a galla.
Sento musica e pioggia entrambe in versione molto ovattata. La punta di un trapano mi passa le tempie da parte a parte. Devo aver bevuto troppo.
Ormai sono passate diverse ore che Milena è uscita da quella porta, sbattendosela forte alle spalle e trascinando una grossa valigia. Da un momento all’altro ricompare e facciamo pace…

- “Sei sempre il solito stronzo, non te ne frega nulla di me, non te ne è mai fregato!”
- “ma amore, cosa stai dicendo? Cosa ho fatto?”
- “lo sai benissimo cosa hai fatto” stava urlando, come al solito,
- “calmati, prova a spiegarmelo, ti giuro che non ci sto capendo nulla. E smettila di urlare”
- “urlo quando mi pare cazzo, URLO QUANDO MI PARE VABBENE!”
Urlava veramente come e quando gli pareva. Milena era bravissima ad urlare. Una professionista. Quando le cose andavano bene era la persona migliore che conoscessi, dolce, sorridente, un angelo con lo sguardo da sirena… Bella, radiosa, di un fascino etereo, quasi evanescente. Ma quando si arrabbiava sembrava posseduta dal demonio. La bava alla bocca, gli occhi iniettati di sangue, lo sguardo di una tigre ferita… e cominciava ad urlare, urlare, urlare.
Dio che mal di testa. Devo ricordarmi di comprare un altro Jack. Cerco le ultime gocce ma la bottiglia a base quadrata è completamente secca.
Di solito sta via un’ora o due, poi smaltisce la crisi isterica e ritorna. Ci abbracciamo. A volte facciamo l’amore senza dire nulla. A volte lo facciamo piangendo.

- “Non lo capisci che non mi sento amata, stronzo! Che vorrei di più da te. Che ti vorrei diverso!”
Avevo smesso di risponderle. Non ho più fiato, non ho più parole. Non ho più energia. Sono ormai quasi due anni che mi ripete le stesse cose come un disco rotto. Però la valigia non l’aveva mai fatta. Ma lo so. Poi le passa. Fra un po’ torna.
- “Basta! Sei un pezzo di merda, mi fai schifo, MI FAI SCHIIIFOOOO!”
- “Ti prego, calmati, sei fuori di te”
- “sono CALMISSIMA” urlava. Quando arrivava a quello stadio di urla e insulti non era calma proprio per niente!
Ha buttato in terra un vaso, che incredibilmente non si è rotto! Poi si è chiusa in camera. Ne è uscita piangendo dopo venti minuti con la valigia. Un ultimo vaffanculo urlatomi in faccia a pieni polmoni e poi sbam è sparita dietro la porta.
Ma come siamo potuti arrivare a questo?
Guardo attraverso la finestra: le gocce di pioggia, il buio, qualche luce nella collina di fronte e mi addormento.
Alle sei di mattina ho un sussulto. La poltrona è scomodissima. Dio che male al collo. Ho dormito qualche ora e incredibilmente stringo ancora a me come un bambino in grembo la bottiglia vuota. La guardo speranzoso ma è ancora vuota. Fuori non ha smesso di piovere. Mi guardo intorno sperando di vederla ma in casa non c’è nessuno, oltre a me. Mi viene da pisciare. Vado in bagno, passando vicino al tavolo raccolgo il vaso. Lo tocco con le nocche del pugno ton – ton… ecco perché non si è rotto, è di metallo, avrei giurato fosse di ceramica, ... mi sembrava strano!
Espleto i bisogni fisiologici, ho un bruciore allo stomaco che sembra una fissione nucleare. Il mio sguardo si sofferma sullo specchio. Non sono un bello spettacolo, eppure a Milena piaccio, che gusti... è che non gli piaccio più dentro. Vuole di più, mi vuole diverso. Dovrei decidermi a crescere… Ma se solo capissi per davvero cosa diavolo vuole. Crescere, cambiare, diverso. Si, ma cambiare cosa? Diverso come?
Altra stilettata di acido alla bocca dello stomaco. Come un pugno liquido.
Devo aver bevuto proprio troppo. Devo mangiare qualcosa. E anche comprare un’altra bottiglia di distillato di cereali invecchiato in botte. Cerco le calze sul pavimento, prendo la camicia sul divano, test olfattivo discreto, la indosso. Il pantalone dove l’ho messo? Ah, eccolo. Faccio un salto giù al bar. Guardo l’orologio al muro, sono passate da poco le sette.
Fuori c’è un odore di strada e prato bagnato, il profumo di quando smette di piovere. Infatti ha smesso e sta tornando il sereno . Magari è un buon segno. Bello quest’odore, tiro dentro l’aria dal naso con un profondo respiro, chiudo gli occhi. Li riapro che mi gira la testa, ho inspirato troppo ossigeno tutto insieme!
- “Ciao Marco, Buongiorno. Ti sei alzato presto stamattina!”
- “Si, certo, ora vado anche a fare un po’ di footing. … Fammi un cappuccio, và… e dammi anche due brioche, chissà mi passa stò bruciore. Ah, … e non dire stronzate di prima mattina che lo sai che non riesco a reagire. Ce l’hai una bottiglia di Jack Daniels?”
- “quante ne vuoi”
- “per ora ne basta una…”
Compro anche il quotidiano e torno su nel nido.
Milena non è tornata.
Vinco l’orgoglio e provo a chiamarla, non è mai stata via così a lungo. Il telefono è staccato. Riprovo. Niente.
Apro la bottiglia e mi butto in gola un’abbondante sorsata che mi infiamma il petto. Sollievo.
Comincia a mancarmi. Più passa la sbornia e più mi manca. Il suo corpo, il suo profumo, la sua voce, l’angolo del suo viso, fra il naso e la fronte, quando mi si appoggia sul petto e nell’incavo del mio collo, la sua posizione preferita per dormire.
Il sole compare all’improvviso, fortissimo, sembra esplodere. Una lama di luce entra nel soggiorno. Dio la testa. Devo dormire, vado in camera, il letto è ancora sfatto è il suo odore è ancora lì che galleggia a mezz’aria. Mentre alzo le lenzuola e mi sfilo i pantaloni vedo sul comodino il foglio piegato. Una lettera. Mi ha scritto una lettera! E’ piegata in due, la prendo e la apro.
Un brivido ghiacciato mi entra da non so dove alla base della nuca, scende giù per la schiena e mi piega le gambe, come una frustata. Cado seduto sul bordo del letto e rileggo di nuovo quelle poche righe.
E piango. Finalmente piango. Con la testa fra le mani. Inebetito.
Milena non tornerà più.

di Giuseppe Gatto

racconti e storie di Giuseppe Gatto

21 commenti:

fuorisincrono ha detto...

E vabbè! ma come posso evitare il commento?
una comune quotidianità dipinta ad olio su tela. pennellate confuse che tratteggiano un'immagine dura e speranzosamente malinconica, ma incompiuta fino alla fine. il tutto incornicitao da un evento stra-ordinario vissuto con Jack!
e poche righe che ti svegliano dall'anestesia.

Bello!

continua a piacermi il tuo stile...

Giuseppe Gatto ha detto...

:-) ma non devi evitare il commento!!! Soprattutto commenti così!!! :-) Adoro farmi adulare... :-) Le tue osservazioni (peraltro non banali e di spessore) sono una doccia fresca in uno splendido centro benessere, con aromaterapia, musica soffusa... e mi sembra di scorgere anche delle ancelle seminude!!! :-)
Vabbè, dai, allora come eravamo rimasti d'accordo? Sono trenta euro a complimento?... va bene un assegno a me stesso e poi lo giro?

fuorisincrono ha detto...

ma vaa!!!
ti faccio uno sconto super, ma mi ripagherai con almeno un commento positivo non appena mi farò coraggio (quello che ti invidio) e posterò qualcosa di mio - non so ancora dove nè quando - .

comunque continua così e "gasati" pure: anche l'ego vuole la sua parte!

Giuseppe Gatto ha detto...

Ma il mio ego è già smisurato! E' più grosso di me!!! :-)

Scrivi, scrivi, scrivi, provaci, buttati. Scrivere è bello , fa bene. Elimini tossine e la mente si rilassa... almeno questo è uno degli effetti che fa a me. Se hai bisogno di aiuto per aprire un Blog "usami" pure. E' molto facile.
ciao ciao

Anonimo ha detto...

complimenti per Milena. Mi è davvero piaciuto. Questa volta i suoni si sentivano, gli odori si annusavano, si percepivano anche le variazioni cinestesiche.
Ho sentito il rintocco del vaso metallico e il profumo del prato bagnato.
Molto funzionale anche la narrazione in prima persona con flashback inframmezzati di discorso diretto con Milena.
Ottimo l'incipit con modificazione ideofona delle parole a riprendere l'andamento musicale: in stile fumettistico.
Bravo!
Mr.Blue

Giuseppe Gatto ha detto...

WOW, che "commentone"! Ringrazio commosso & con inchino.

Rouge ha detto...

Proprio carino. Ripasserò per leggere gli altri.
Saluti

Giuseppe Gatto ha detto...

grazie Rouge, allora ti aspetto per un caffè... :-)

Prefe ha detto...

Miii,
come sei profondo!

Bello questo pezzo, ma sei poco credibile se scrivi qualcosa di "sentimentale" con quella foto con il birrozzo oktoberfest!
A parte gli scherzi, bel pezzo.
ciao

tsu-mina ha detto...

Giuseppe! Torno con un WOW!!! Cercavo di prendermi del tempo per Spallata Muscolare, ma questo è proprio bello. Comincio a fare dei bei "viaggi di fantasia" con i tuoi racconti. Complimenti e vado a leggermi il resto...Ciao

Giuseppe Gatto ha detto...

grazie Marina. il banner con la "citazione" va bene o me ne sto approfittando un pò troppo?

Anonimo ha detto...

Pianino, pianino
leggo ogni giorno un pochino.
Mi intriga e mi imbriglia.
Quante risate fino a spanciarmi e .......
Grazie e buona giornata.

Giuseppe Gatto ha detto...

grazie Anonimo, ... non ti resta che spargere la voce! :-)

Anonimo ha detto...

Infatti stò spargendo la voce.E meno male che ci sei.
Principessa
(Mio padre mi chiamava sempre cosi)

Giuseppe Gatto ha detto...

Allora grazie Principessa! :-)

Giuseppe Gatto ha detto...

Avviso ai naviganti. Ho fatto anche io un sogno, come Amilcare... ed ho fatto alcune piccole modifiche al racconto (di Amilcare, appunto) post-partum. Titolo & finale (Piccole modifiche, hai detto cazzi!!). Mi è girata così. d'altronde la fluidità del blog & del web è anche questo. Poter tornare indietro e cambiare idea...

tsu-mina ha detto...

Giuseppe, approfitto di un po' di tempo libero e del tuo blog per rifarti i complimenti per questo racconto e per l'altro...sai che sono lenta. e guarda che sono felicissima...i banners mi vanno benissimo. ancora ciao!

FDF Rock N Roll ha detto...

molto interessante questo blog,complimenti e buona giornata.

Anonimo ha detto...

buon fine settimana

FDF Rock N Roll ha detto...

Anche congratulazioni per tutti gli sport che hai praticato prima,leggendo il tuo racconto si vedono le immagini,sembra di vedere un film,molto bravo,a presto.

Cristiana ha detto...

Come sempre sai fotografare le situazioni come nessun altro. Ma con i racconti vivo una sensazione di incompletezza e continuo a pensare: Sì, ma dopo, che succede?

Libera 
Università di Alcatraz