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sabato 26 gennaio 2008

IL POLIZIOTTO (di G. Gatto)


Sono alla finestra, immobile. Schiacciato sul davanzale in posizione di tiro. Se pensano di fregarmi si sbagliano, di grosso.
- Centrale mi ricevete? Passo -
- ... -
Niente. La radio proprio non và. Porc...
Devo stare calmo. Stare calmo e respirare. Ecco così, respirare profondamente. Così... Tranquillo.
Sono qui da cinque minuti e mi sembra un’eternità. Appena escono intimo l'alt.
Poi sparo alle gambe. Solo se non si fermano, certo.
Non posso fare diversamente: loro sono quattro e io da solo.
Sono entrato in polizia per combattere il crimine. Ma per mantenere l'ordine tocca fare anche cose spiacevoli. Cose che vanno fatte, se vuoi essere rispettato.
I delinquenti sono stronzi. Tu devi esserlo come e più di loro.
Non nego che sparare a questi fottuti bastardi mi procurerà anche un sottile piacere, ma sparo solo se sono costretto a farlo. Chiaro.
Se non rispetti le regole devi essere punito. La legge è legge. Non possiamo farla rispettare con le pacche sulle spalle. Bisogna essere dei duri. Diventare un po' cattivi.
Ma cosa fanno!?
Ho l'occhio sinistro chiuso e il destro allineato. Sono tutt'uno con il mirino.
Oggi è la loro giornata sfortunata.
Ho una mira eccellente io. Sono il migliore del corso. Non posso sbagliare.
E’ anche merito delle giornate passate alla playstation. Sembra ieri e sembra passata una vita.
Mio padre che mi sgridava sempre. Quella volta che mi aveva picchiato con la cintura dei pantaloni...
Ma era più forte di me. Ero affascinato dai giochi dove potevo sparare, impugnare la pistola, il fucile, il mitra. Prendere la mira e sparare.
Fare fuori i cattivi: mostri, zombie, vampiri. Tutti. Li facevo fuori l'uno dopo l’altro.
Ero il migliore della mia classe, vincevo tutte le sfide. Cominciavo dopo pranzo, mi chiudevo in camera e smettevo che fuori era buio. Ma solo perché papà o mamma venivano a tirarmi per le orecchie.
E' stata una cosa naturale sognare di diventare un poliziotto.
E ce l’ho fatta. Sono così orgoglioso della mia divisa, del mio distintivo, di questa splendida pistola.
La mia Beretta automatica. Metallo freddo e vivo, leggera e precisa. Un vero gioiello, con questa non posso sbagliare un colpo.
E' la prima volta che miro a persone in carne e ossa. Ho sempre sparato contro un video o delle sagome. Ma c'è sempre una prima volta.
Oggi non ero al lavoro. Ma in fondo un poliziotto è sempre in servizio.
Ero entrato nel bar qui all'angolo. Ho sentito dei pezzi di conversazione, solo alcune parole. Una telefonata da un cellulare. Un tipo losco a fianco a me parlava di una rapina all'ufficio postale qui di fronte. Avevo sentito abbastanza da intuire tutto. E' il mio lavoro, sono addestrato per questo. Sarebbero entrati in azione almeno in quattro. Sono andato all'auto, ho preso pistola e radio, mi sono seduto con un giornale sulla panchina dei giardinetti e ho provato a chiamare la centrale. Radio fuori uso! Non ho avuto il tempo di cercare un telefono che li ho visti. Due davanti, con un impermeabile beige lungo, ed altri due più indietro. Classici soprabiti larghi per nascondere meglio le armi.
Da come si sono mossi nervosamente e si sono guardati intorno ho capito immediatamente che erano loro.
Ma adesso cosa cazzo stanno facendo!? Perché non escono?!?
Ho bussato al citofono dello stabile di fronte, mi sono qualificato e sono entrato in un'abitazione al primo piano. Ed ora sono qui alla finestra. Pistola in pugno, braccia quasi tese, concentrato. Concentratissimo. Da questa posizione non mi possono fregare.
Eccoli!!!
Grido con tutto il fiato che ho in gola:
- Fermi tutti. Polizia. Mani in alto! -
Scappano!!!
Sparo. Due, tre, sei colpi.
Ogni sparo sento un tonfo fortissimo, un rumore secco, una martellata a cui non sono abituato.
Il botto di ogni colpo quasi mi spaventa. Le braccia mi tremano. Tremo tutto per la verità.
Vedo due di loro cadere in terra, poi anche il terzo, un altro scappa.
Non perdo un solo istante: salto dalla finestra per inseguirlo, sono solo tre metri...

"Mamma non me ne va più"
"voglio la coca cola"
"prima finite di mangiare tutto!"
"E zitti un attimo! ... Fatemi sentire il telegiornale!"
"Tragico pomeriggio in un piccolo centro del comasco. Due anziani che avevano appena ritirato la pensione sono rimasti uccisi da colpi di arma da fuoco. Altre due persone ferite in modo grave. A sparare, dalla finestra della sua stanza al terzo piano, un bambino di undici anni. Si è impossessato della pistola del padre, una guardia giurata che stava riposando ed ha sparato sulla folla. Il piccolo è poi caduto nel vuoto perdendo la vita".
di Giuseppe Gatto

14 commenti:

Anonimo ha detto...

che pugno nello stomaco! bello...

Trinity ha detto...

senza parole... wow!

Anonimo ha detto...

non sarà che guardi troppi tg ? Bravo. giusi

Giuseppe Gatto ha detto...

ma veramente in questi ultimi due anni (quasi) ho visto soprattutto i Teletubbies, Tadino il postino, la casa di topolino ed il trattore Tom. Saranno loro che mi fanno male? :-)

Anonimo ha detto...

per quanto riguarda la 500 scherzavo che non c' ho una lira ma sevuoi ti posso lasciare i doors a modico prezzo il racconto bello bellissimo mi ha fatto pensare a Lucarelli la scelta ben definita delle parole l' entrare subito nella scena e l' appoteosi finale che un ci rimani male ma magari c'e' Lala che lo salva insieme a Po. Bravissimo ma l'idea di una sceneggiatura no?

Giuseppe Gatto ha detto...

facciamo che quando mi pubblicano il primo romanzo comincio a lavorare anche su qualche sceneggiatura, ok? :-)
Per la 500 ho quelle a modellino a 4 euro... però passatemi a trovare uguale! :-)

buИCiA ha detto...

Dunque, da dove cominciare...?
Intanto grazie per avermi "preferito".
Sono sempre contenta di trovare qualcuno con cui condividere il piacere di scrivere, e nn solo di sè o di cose "reali", ma anche scrivere per scrivere; scrivere per esigenza; scrivere cose come questa storia e tutti gli altri racconti con cui riempi il tuo blog. Io di recente ho dato i natali a due personaggi, mi sono affezionata a loro, li amo e nn credo che me ne separerò per... boh?! Nn so per quanto, ma per ora mi piace scrivere di loro. E ogni tanto li faccio saltar fuori.
Poi. Complimenti, perchè tuo figlio ha degli occhi bellissimi!
E la foto in fondo alla pagina mi ha fatto scassare dal ridere!!
Per tutto questo, credo proprio che ti linkerò sul mio blog.
Bonne soirèe.

Anonimo ha detto...

Mi sono piacevolmente persa fra i tuoi haiku, i tuoi racconti, e questa tua pistola che mi ricorda tanto un mio post di fine aprile 2007, anche se estremamente diverso dalla tua storia.
Mi sono iscritta agli aggiornamenti... Ritornerò. Bravo!

Anonimo ha detto...

Ciao Giuseppe.
Potresti per favore diffondere questo blog: http://lacasadeifolli.blogspot.com
Grazie
Vieni a visitarci e commenta, commenta, commenta.

Fuma ha detto...

Rass... complimenti al blogghete e al racconto.
quasi quasi ti linko :D
rimane da capire come sei arrivato alla Panchina (mi piace il fatto che con 6 gradi di separazione posso conoscere ennemila persone)

KikiPetite ha detto...

Vorrei avere tempo per leggerti con calma, come si deve. Ora, ahimè, non ne ho perchè sotto esami! Grazie per la tua visita e per la mail.
Ti linko sul mio blog così non perdo di vista le tue storie! Torna a trovarmi, se ti fa piacere.
Sarai il benvenuto nel mio favoloso mondo di Amelie!
A presto.

Kiki.

Günther ha detto...

gran belle storia, l'ho letta tutta in un fiato, bravo giuseppe

fuorisincrono ha detto...

il mondo degli adulti nelle fantasie dei bimbi ed il mondo dell'infanzia nelle azioni e nelle scelte degli adulti!!!!

picccola, incalzante e fluida immagine flash del nostro tempo.

sai che mi hai dato un' idea?

Giuseppe Gatto ha detto...

@Kiki: grazie, torna quando vuoi! :-)
@Gunther: grazie anche a te
@MariaPaola: .... spero non quella di una rapina alle poste!!!

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Università di Alcatraz